Quando leggi quelle due parole “target rilevato” sul referto del tampone ti crolla il mondo addosso. Iniziano a passarti per la mente i pensieri più disparati..”com’è possibile?”, “come ho fatto a prenderlo?”, “non sono stato abbastanza attento”, “e adesso cosa succede?”…e questi pensieri si portano con sé tante emozioni: rabbia del perchè è capitato proprio a te, tristezza del dover rinunciare alla partenza per le vacanze tanto attese, ansia del non sapere cosa succederà nei prossimi giorni e se sarà davvero “solo un raffreddore”. Sono passati quasi due anni da quando il Covid è entrato nelle nostre vite, eppure non si è mai abbastanza pronti quando accade a te. Arrivano telefonate, messaggi di incoraggiamento che fanno sentire un pò meno solo, ma a un certo punto quella solitudine arriva..sei solo con te stesso. Sembra che tutto il mondo vada avanti, mentre tu rimani fermo. Tu e le persone a cui sei stato vicino fino al giorno prima della diagnosi e che ora devono rimanere anche loro chiuse in casa, perchè potrebbero aver contratto il virus..un virus di cui continuiamo a sapere davvero poco di come si attacchi a una persona piuttosto che a un’altra, un virus che continua a far emergere le nostre difficoltà più profonde e le nostre fragilità, i punti deboli, come se fossero un nervo scoperto, e alla fine capisci che non puoi fare altro se non prendertene cura, accoglierli, perchè sono parte di te.
Alessandro D’Avenia nel suo libro “L’arte di essere fragili” scrive: “Esiste un metodo per la felicità duratura, uno stare al mondo che dia il più ampio consenso possibile alla vita senza rimanere schiacciati dalla sua forza di gravità, senza soccombere a sconfitte, fallimenti, sofferenze, anzi trasformando questi ultimi in ingredienti indispensabili a nutrire l’esistenza?” Chi può saperlo? Forse si, esiste un modo, ed è diverso da persona a persona, ma forse è proprio a partire da quelle sofferenze, da quelle fatiche e criticità della vita che si può trovare la risposta..bisogna accettare la fatica, perchè anche quando si è in alta montagna con uno zaino pesante sulle spalle, si sa che lo sforzo viene sempre ripagato da un panorama mozzafiato.
La psicoterapia può essere paragonata a un viaggio, un viaggio che può essere difficile e faticoso perchè passa attraverso sentieri stretti, pieni di pensieri ed emozioni che possono essere spiacevoli che ci parlano degli angoli più bui e dolorosi della nostra esistenza..ma il bello di questo viaggio è che non si è da soli, si è accompagnati da un’altra persona che pur non conoscendo la cartina del luogo che sta esplorando, è esperta di viaggi e ti può accompagnare a mettere la luce su quegli angoli, così che, un pò alla volta, cominciano a fare sempre meno paura.
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