“Come va?”
“Tutto bene”
Questo mi sento spesso rispondere dai ragazzi che incontro, ma dietro questa risposta spuntano due occhi stanchi, tristi, rassegnati, delusi.
I ragazzi sono quelli che hanno, e stanno ancora pagando, il prezzo più grosso in questa emergenza sanitaria. L’adolescenza è il periodo dei grandi cambiamenti, è quel periodo in cui tutto si vuol fare eccetto stare in casa con i propri genitori. Il gruppo di amici diventa un’altra famiglia, quella più importante per passare con gradualità dall’infanzia all’età adulta. È il tempo dei primi amori e primi baci. È quella fase della vita dell’essere umano in cui si possono sperimentare nuovi ruoli attraverso le esperienze che si vivono nel quotidiano, per scoprire la propria identità e personalità, scegliere chi si vuole essere. È quel periodo in cui un giorno si è euforici, il giorno dopo si è tristi o si vorrebbe spaccare tutto dalla gran rabbia che si ha dentro. Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva spiega : “Nulla è più impegnativo che togliere la libertà a una persona. E noi abbiamo chiesto loro di stare imprigionati proprio in una fase della vita che per definizione deve stare nel fuori, vivere di esplorazione e di relazione”. Pensavamo di crescerli felici, senza fatica e frustrazioni: “E invece – continua Pellai – si sono imbattuti in maniera prepotente nella dimensione della responsabilità e del sacrificio. Vedremo molto malessere, la salute mentale è un’emergenza dopo l’emergenza sanitaria. Tutti i fattori di protezione che servono al nostro benessere mentale ci sono stati tolti per proteggere il corpo, ma il corpo è solo un contenitore”.
Si sta sperimentando forse un periodo di appiattimento emotivo, tutto non ha più un senso, tutto non è più bello e piacevole, persino il “dolce far niente” un tempo tanto desiderato e ricercato, adesso, viene mal accettato. Cosa fare? Abbiamo tutti bisogno di ritrovare la piacevolezza in quello che facciamo, a partire da piccole cose e, soprattutto abbiamo bisogno di relazioni, reali e non virtuali. Un ragazzo recentemente ha confessato che gli manca stare in silenzio insieme agli amici.
E basta davvero poco..uno sguardo, una risata, un gioco, una corsa all’aria aperta, una chiacchierata, una passeggiata al parco mangiando un gelato. Di questo hanno bisogno soprattutto i giovani, e chiedono che non gli venga più impedito di uscire di casa, ma che gli sia data la possibilità di sperimentarsi, confrontarsi, e crescere..non da soli, ma insieme.
Se stai vivendo un momento di difficoltà e di appiattimento emotivo trova il coraggio di chiedere aiuto a chi può ascoltarti e può sostenerti.
“Chiedere aiuto è un atto di coraggio, non un segno di debolezza”.
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